Fabrizio Passarella
Galleria Istituto Italo-Latino Americano Roma
Exhibition Views
Il 4 ottobre 2007 inaugura all’IILA – Istituto Italo-Latino Americano la mostra “¡Ay mi corazón fileteado!” di Fabrizio Passarella, artista tra i più interessanti della pittura d’immagine italiana.
IILA, Ambasciata Argentina e The Gallery Apart hanno unito le forze per dare vita al progetto che verrà presentato, oltre che nelle antiche Scuderie del palazzo, ora spazio espositivo, successivamente anche in Argentina, a Buenos Aires, e in Uruguay, a Montevideo.
La mostra, curata da Irma Arestizábal ed organizzata anche in collaborazione con La Fondazione Cinema per Roma, si terrà durante la II edizione di CINEMA. Festa Internazionale di Roma (18 – 27 ottobre 2007)
“¡Ay mi corazón fileteado!” nasce da una fascinazione fulminante verso una cultura ossimorica e meravigliosa come quella sudamericana. L’artista propone una installazione composta da una serie di opere (dipinti su tela o su carta, video, light boxes ed arazzi digitali) derivanti da collages elettronici costruiti con un lavoro di cut&paste nella più pura tradizione del filete porteño (estrapolato dai tabelloni del tango, dalle insegne di San Telmo e della Boca, dalle fiancate di camion e colectivos strappate all’oblio).
Si tratta di sontuose cornici che contengono i ritratti in bianco e nero, come nella prima televisione, dei protagonisti delle mitologie (soprattutto cinematografiche) pop e colte dell’infanzia e giovinezza dell’autore ma vivi nel cuore e nella memoria di tutti.
Ironico è altresì l’abbinamento fra il personaggio rappresentato e il “dicho” (motto popolare) che Fabrizio Passarella ha inserito con intento concettuale nella costruzione dell’opera stessa.
“Ho scoperto più tardi” dice l’artista “che il filete (cfr. la decorazione –“a filetto”- porteña) era stato portato in America Latina agli inizi del Novecento da emigrati siciliani, e mi è sembrato un perfetto atto di feedback: un artista italiano che riprende e rielabora una forma esotica e popolare di decorazione di un Paese lontanissimo, che però ha radici italiane, e la riporta nel suo Paese di origine”.
Il titolo della mostra, poi, come dice sempre l’autore “rimanda ossessivamente al cuore, l’origine di ogni mia azione artistica, e alla caparbietà nel volerne seguire i disegni e le volute: decorazione stessa della vita, in un momento di calcolata ragioneria artistica, ben sapendo che si tratta di una pazzia recidiva, come quella cantata struggenti canzoni di Gardel, Goyeneche, Piazzola, dove si celebrano l’amore, la tragedia, la diversità, la follia, l’eccentricità, la farsa crudele, il volo e la caduta: insomma l’anima romantica (nel senso più completo e mitteleuropeo della parola)” che si ritrova anche nel tango “così vicina alla mia visione.”
La mostra sarà accompagnata da un catalogo che conterrà, oltre alla riproduzione delle opere presentate, un testo del curatore, Irma Arestizábal, (che ha curato, fra l’altro, il padiglione IILA all’ultima Biennale di Venezia) con traduzioni in spagnolo ed inglese.
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