Gea Casolaro
Exhibition Views
Works
Gea Casolaro, South #02, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #03, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #05, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #06, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #07, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #08, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #09, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #10, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #11, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #12, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #13, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #14, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #15, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #16, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica Gea Casolaro, South #17, 2008-2010, stampa fotografica da digitale su perspex, cm 70×100, tiratura unica
Dopo i lavori realizzati in Argentina e in Cina, per la sua nuova personale Gea Casolaro presenta due progetti legati all’idea di paesaggio e al modo in cui esso può essere percepito, progetti concepiti l’uno (South) in Nuova Zelanda, dove l’artista ha trascorso un periodo di residenza conclusosi con la mostra This Month at NPS, Aratoi, al Wairarapa Museum of Art and History di Masterton, l’altro (visible/invisible) in Francia, nuova patria d’elezione dell’artista da molti mesi trasferitasi a Parigi.
South, questo il titolo del lavoro fotografico, si compone di una serie di bellissimi stereotipati paesaggi esposti “upside down” con cui Casolaro invita a riconsiderare l’aspetto socio-politico e culturale del nostro modo di guardare alla realtà. I punti cardinali aiutano a non perdersi, a ritrovare la via di casa e persino se stessi, a viaggiare per scoprire l’altro che però troppo spesso non ci si sforza di conoscere veramente. Servono ad orientare il mondo e a darsi delle regole, con l’illusione di avere tutto sotto controllo, ma il mondo gira senza interrogarsi sulla propria direzione. L’occidente si è spostato molto ad est, il sud un po’ più a nord e sempre di più (come Casolaro già ha evidenziato, in particolare con lavori come Maybe in Sarajevo, 1998, e To feel at home, 2002) possiamo ritrovare casa ovunque, se siamo pronti a cercarla davvero. Nella comune visione euro-nordamericanocentrica del mondo, il sud è un luogo povero, esotico, caldo, con una natura ancora in parte selvatica e dove l’emotività e le passioni hanno comunque e sempre la meglio sul “necessario” lato razionale dell’esistenza. Sulla base di una sorta di complesso di superiorità culturale, il nord industrializzato tende ancora a vivere il sud come un luogo da cui attingere risorse utili ai propri scopi, senza curarsi di intraprendere un reale, profondo scambio culturale. Gea Casolaro descrive questa visione rovesciata della vita, dove i valori che danno la “giusta direzione” da seguire sono sempre e solo quelli di una parte del mondo. I paesaggi scelti, che potrebbero essere in Europa, come nelle Americhe o in molti altri luoghi del pianeta, attraverso un apparentemente banale rovesciamento procurano un senso di vertigine, creano uno spaesamento che ci obbliga a riconsiderare la nostra posizione sulla mappa del mondo. Proponendo paesaggi di straordinaria bellezza, di cui viene volutamente esaltata la valenza estetica attraverso il ricorso alla stampa su plexiglass, Casolaro non si limita a sollecitare nello spettatore riflessioni di natura geopolitica, ma ne sfida lo sguardo affinché abbandoni ogni possibile certezza in favore delle infinite sollecitazioni percettive che l’immagine rovesciata consente.
Sempre nel solco dell’indagine sui meccanismi della percezione visiva, completa la mostra l’opera visible/invisible, un lavoro video proiettato in prima europea nel corso dell’ultimo Festival del cinema di Roma. Le immagini, registrate durante un viaggio in treno da Rennes a Parigi, ci restituiscono un paesaggio che muta in continuazione e che la telecamera si sforza di mantenere a fuoco, metafora delle difficoltà di percezione dell’uomo contemporaneo abituato ad osservare la realtà troppo da vicino e spesso incapace di guardare oltre, con il rischio di non vedere più nulla. Il video è un invito a distaccarsi dai percorsi visivi e mentali del già noto per aprirsi ad una visione più ampia, abbandonando pregiudizi e preconcetti.
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